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Villaggio Kabeza (Rwanda)

 

Un’esperienza nel  RWANDA  ….ed una proposta

Nel  mese di agosto 2006, due medici e due volontarie, impegnate da sempre in attività verso i popoli emarginati si sono recati in Rwanda, un paese dell’Africa centrale, come  altri confinato dall’ingiustizia economica e sociale  del mondo che conta.
Il Rwanda  è  estremamente povero. Si estende su un altipiano compreso tra i 1200 e i 2000 m. (Sup. Kmq. 26338, quasi una Sicilia un po’ più grande), ma grazie alle favorevoli condizioni climatiche ed ambientali il territorio è altamente popolato (Popol. stimata oltre 8.000.000). E’ proprio per l’enorme pressione demografica,  insieme ai conflitti etnici che da decenni lo travagliano, che il Paese dipende, in modo pressoché totale, dagli aiuti  esteri. Gli allevamenti e le culture di sussistenza (soprattutto cereali) non sono sufficienti  a coprire il fabbisogno alimentare interno.
Come molti paesi dell’Africa  il Rwanda è “militarizzato”.  Il Governo centrale è  disinteressato ai fabbisogni della popolazione ed  è tenace sostenitore, a parole,  di   libertà e democrazia, ma nei fatti  provvede ad incettare gli aiuti  provenienti dall’Unione europea e dall’ONU, mentre la gendarmeria espropria   distrettualmente le misere risorse locali. Il sistema giudiziario ruandese,  in questo contesto è surreale. Il tasso di analfabetismo è alto; l’organizzazione e lo sviluppo degli istituti scolastici è appannaggio, pressoché totalmente, dei missionari e delle organizzazioni di volontariato.
Cyangugu è uno dei tanti posti al mondo dove si muore anche di fame; è una  delle 12 province (capoluogo) del Rwanda.  Arrivarci è alquanto faticoso. Dopo le numerose ore di volo per Kigali, la capitale del Rwanda,  sono necessarie 5 ore di macchina per raggiungere questo Centro,  attraversando una affascinante foresta tropicale, oggi Parco nazionale del Rwanda.
All’arrivo si vedono donne variopinte nei colori delle vesti, con le merci  più svariate caricate “in stabilità” sulla testa, ancora  donne col piccolo di pochi anni agganciato al cotone della  gonna, col neonato saldamente ancorato sulle spalle e con la pancia prominente per il nascituro che seguirà.
E che dire della “folla” di bambini. Tutti sorridenti, pronti a gridare “umuzungu” (uomo bianco) ed a richiederti ’“acaciuba” (la bottiglietta vuota di acqua minerale da riciclare). Immagini che, per chi farà questa esperienza, rimarranno indimenticabili.
Tutto è pulito. Non esiste la plastica e quindi non vi è necessità di  discariche.
C’è poi Mibirizi, ad un’ora di macchina dal centro di Cyangugu, è stato l’Ospedale destinatario della nostra esperienza.  Tale Centro medico serve da supporto a villaggi disseminati per centinaia di Km. e vi operano stabilmente due medici congolesi, per lo più impegnati nella chirurgia e nella maternità. I reparti di medicina interna, malattie infettive (malaria, gastroenteriti ed AIDS costituiscono la maggiore percentuale dei ricoveri) sono affidati ad infermieri empirici.
Mibirizi è periodicamente frequentato dai medici volontari degli ospedali milanesi, che,  all’interno della Struttura,  hanno creato molte realtà, fornendo attrezzature e supporti utili all’attività chirurgica.
La proposta è rivolta a tutti i colleghi che non vogliono vivere  completamente immersi nella loro realtà privilegiata.
Nel  prossimo 2007 si tornerà a Giangugu come volontariato per portare l’adesione  a  progetti mirati.
Nello scenario del mondo attuale, sempre più sperequato, crediamo che  il contributo al sociale sia  di vitale importanza nella quotidianità della nostra vita; risveglia in ciascuno l’entusiasmo,  la spinta verso il cambiamento e la conferma interiore della solidarietà.

 
 
Villaggio Kabeza (Rwanda)
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