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I terremoti

 












(Registrazione del Terremoto del 28 dicembre 1908)

Il Terremoto del 5 febbraio 1783

Il 5 febbraio del 1783 alle 12h 00’ ebbe inizio un periodo sismico durato più di tre anni, con attività massima nei giorni 5, 6 e 7  febbraio, 1° e 28 marzo e centinaia di scosse minori. Gli epicentri, inizialmente in  Aspromonte, si spostarono, in due mesi, nei golfi di S.Eufemia e di Squillace interessando una vasta area  tra la Sicilia, la Costa Amalfitana ed il Salento.
Le scosse dei primi giorni provocarono effetti devastanti nel versante tirrenico dell’Appennino Calabrese tra i piani dell’Aspromonte e la piana di Gioia Tauro, danni gravissimi a Scilla e Messina e furono avvertite in una vasta area fino a  Matera.
I numerosi eventi sismici, la loro intensità e durata causarono  estesi sconvolgimenti degli assetti dei suoli e del sistema idrogeologico  (ingenti  frane, scoscendimenti, scivolamenti, crolli, distacchi e fenomeni di liquefazione) . Gli effetti più sconvolgenti, in Aspromonte e nella Piana di Gioia Tauro, provocarono movimenti di scivolamento e di stacco di intere colline che, precipitando nei fondo valle, trascinarono centri abitati e ostruirono numerosi corsi d’acqua determinando la formazione di laghi. Sul litorale, nei pressi di Scilla, si innescò un’enorme frana di crollo con un esteso fronte di distacco e di profondità che fece precipitare in mare una parte del Monte Campallà.
Le scosse del 5 e 6 febbraio furono seguite da grandi ondate di maremoto( alte da 6 a 8 metri) che a Scilla travolsero le barche, le baracche e le tende che ospitavano la popolazione rifugiatasi sulla spiaggia in seguito al sisma  del giorno precedente. A Nicotera, Roccella Jonica,  Roccelletta , Gioia Tauro, il mare allagò le spiagge e i campi, mentre a capo Rizzuto, Le Castella e Catona si ebbe l’effetto del ritiro e apertura  delle acque del mare.

Il Terremoto dell’8 settembre 1905

Il terremoto si manifestò alle 01h43’con maggiore violenza nelle zone dell’alto Tirreno comprese tra Cosenza, Vibo Valentia, Capo Suvero e Capo Vaticano, provocò danni nelle isole Lipari, in  provincia di Messina e di Reggio e fu avvertito in maniera sensibile nella Sicilia Orientale.
In numerosissime località, soprattutto tra il monte Poro e il Golfo di S.Eufemia, si verificarono fessurazioni del terreno,scoscendimenti ed estesi movimenti franosi. In quasi tutta la Regione, soprattutto in provincia di Catanzaro e nella parte settentrionale della provincia di Reggio Calabria,  si notarono  variazioni di portata e aumento di temperatura dei corsi d’acqua e delle sorgenti, e comparsa di polle d’acqua, e nella valle del Drago, presso S. Sisto dei Valdesi, un’importante eruzione di fango.
In concomitanza con la scossa principale si avvertirono effetti di maremoto sia in mare aperto tra le isole Eolie che sulle coste calabresi dove l’ondata sommerse il tratto di spiaggia tra Vibo Marina e Tropea e i litorali di Scalea e Catanzaro marina.

Il Terremoto del 28 dicembre 1908

La natura del Sisma …

Il 28 dicembre 1908 alle 5h 20’’ ora locale venne registrato dai sismografi di  103 stazioni mondiali un violentissimo sisma pari al 10° di intensità della Scala Mercalli, con epicentro nello Stretto di Messina.  Il sisma,  ondulatorio, sussultorio e vorticoso, ebbe esiti di distruzione e  morte in tutta l’ Area geografica dello Stretto e fu considerato a tutti  gli  effetti “catastrofico” dagli scienziati di tutto il mondo. La scossa più violenta, durata 36”, rase al suolo le Città di Messina e di Reggio Calabria e tutti i centri minori,  da  Palmi a Melito Porto Salvo, sulla costa calabrese e da Punta Faro a Taormina su quella sicula.
L’Osservatorio Sismografico di Firenze registrò la scossa tellurica alle ore 5h21’24”; l’osservatorio di  Rocca di Papa (Roma) alle ore 5h21’31”; la scossa fu registrata anche ad Edimburgo (Gran Bretagna); a Kiev (Ucraina); a Melbourne (Australia); a San Francisco (USA); a Tortosa  ( Spagna); ad Ottawa (Canada), Monaco (Germania), Tokio (Giappone).
Si può affermare che il terremoto calabro-siculo del 28 dicembre 1908 ha tutti i requisiti per classificarsi di Natura Tettonica.
I superstiti dichiararono che il sisma iniziò con un rombo tremendo come di mille cannoni che sparassero contemporaneamente e che ad una forte scossa in senso sussultorio, dopo breve intervallo (circa 10”) ne seguì un’altra ancora più forte in senso ondulatorio e che al termine di quest’ultima ne seguì un’altra in senso vorticoso, la più lunga e la più disastrosa, che portò quasi al completo crollo di tutti gli edifici . Gli oggetti rimasti intatti furono trovati spostati di alcuni gradi su se stessi.
Il 10° della Scala Mercalli era allora considerato il massimo dell’ intensità che può raggiungere un sisma. Dopo quest’evento il Prof. Mercalli, docente di Scienze Naturali e Geografia presso il Regio Liceo-Ginnasio “T. Campanella” di Reggio Calabria, portò da 10 a 12 i gradi della sua classificazione sismica, definendo il 12° “catastrofico”.
Venne classificato anche il “moto vorticoso”, che si genera quando la componente orizzontale (scossa ondulatoria) si incontra con la componente verticale (scossa sussultoria); la somma delle due direzioni, l’orizzontale con la verticale, provoca un movimento “vorticoso” che fa crollare tutto ciò che incontra su tutta l’area epicentrale.
Il terremoto del 1908 segnò un punto importante anche nella storia della legislazione italiana riguardante i vincoli antisismici; in base alle relazioni delle varie commissioni governative, tra cui quelle del Ministero dei Lavori Pubblici  fu redatto il  primo Testo Unico delle Leggi che regolano le norme edilizie antisismiche

Il Maremoto

Ad aggravare la già devastante situazione si aggiunse un altro fenomeno naturale, il “Maremoto”, che ebbe una violenza tale da causare un numero di morti superiore a quello prodotto dal sisma, rase al suolo fabbricati, inabissò la banchina del porto di Reggio, aprì fenditure larghe e profonde dai 7 agli 8 metri di lunghezza nelle zone più colpite,  abbassò il livello della spiaggia su tutto il litorale, fino a farlo addirittura sparire in alcuni tratti.
Vi furono tre ondate colossali, la più alta delle quali dell’altezza di 20-30 metri, i cui effetti si propagarono, sia pure in modo lieve, dalle spiagge di Siracusa fino a Palermo.
Il maremoto ebbe la maggiore violenza a Pellaro, dove la costa arretrò di  70 metri, a Gallico dove la spiaggia perse oltre 10 m di larghezza, a Cannitello dove  le ondate, la maggior parte dell’altezza di 6-10 metri, fecero scomparire i fabbricati, inabissando perfino le macerie degli edifici distrutti dal terremoto e inghiottendo i superstiti  che cercavano la salvezza lungo il litorale.
Furono addirittura  trovati alcuni cadaveri reggini  sulla  spiaggia di Siracusa, trasportati dalle onde anomale.

Sotto: Carta Costiera dello Stretto di Messina (da Melito a Palmi - da C.Schisù a C.Milazzo) - (Ionio-Tirreno-Italia)
Rilievi eseguiti sotto la direzione del Capitano di Fregata C.Ros., Comandante del Piroscafo Washington
1877 - Scala a: 100000

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