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L'indissolubile legame che unisce Reggio al celebre archeologo Paolo Orsi

A margine dell’importante convegno organizzato dalla Sezione Reggina di "Italia Nostra" per ricordare il grande archeologo Paolo Orsi, che tanto profonda traccia ha lasciato nella storia dell’archeologia calabrese

 

A margine dell’importante convegno organizzato dalla Sezione Reggina di "Italia Nostra" per ricordare il grande archeologo Paolo Orsi, che tanto profonda traccia ha lasciato nella storia dell’archeologia calabrese.

Allacciandomi alle relazioni Sica e Agostino, mi sembra doveroso ricordare un momento particolare dell’attività di Orsi per la Calabria e per Reggio. Momento che i documenti d’archivio attestano compiutamente, consentendo di quantificare e qualificare il ruolo che Orsi ebbe per la creazione della Soprintendenza Archeologica calabrese e per la nascita del Museo Nazionale.
Come gli studiosi del settore ben sanno, nel 1904, si tenne a Roma il "Congresso Internazionale di Scienze Storiche"; assise che costituirà il fondamento di tutta la politica italiana in materia di beni culturali, per il successivo secolo, fino ai nostri giorni.
In quell’occasione, Orsi, che era Soprintendente Archeologico per la Sicilia Orientale, con competenza estesa alla Calabria, e che in tale veste aveva già realizzato importantissime scoperte nei quei territori, partecipò, ovviamente, al dibattito. E, nel suo intervento, esaltò il valore scientifico delle scoperte archeologiche fatte nella nostra Regione, concludendo con la proposta che si istituisse una Soprintendenza Archeologica per la Calabria e che questa avesse sede a Reggio Calabria, città giudicata la più importante, nello scenario archeologico calabrese.
La stima, di cui egli godeva nell’ambiente, comportò che la sua richiesta fosse recepita in toto, in un apposito ordine del giorno, approvato all’unanimità dall’intero Congresso!
Sarà proprio sulla base di questa raccomandazione, che, nel 1907, quando si procedette alla revisione delle competenze territoriali delle Soprintendenze, il Governo istituì la "Regia Soprintendenza Archeologica delle Calabrie (sic!) e Basilicata", con sede provvisoria a Siracusa ma con sede effettiva a Reggio.
Questo primo, esaltante riconoscimento fatto alla nostra Città, consentì all’Amministrazione comunale del tempo, sindaco l’on. Demetrio Tripepi, di aprire una trattativa con il Governo, per un secondo, fondamentale traguardo:  la "regificazione" – questo è il termine usato nella documentazione consultata – del Museo Civico cittadino.
In quegli anni, il Museo era allocato in un dignitoso ma modesto edificio, già di proprietà Nesci, sito sulla Via Marina – o meglio: ‘via Paolo Pellicano’ –
a ridosso dell’area su cui insistevano i sontuosi ruderi della Terma di epoca romana, che ancor oggi si possono ammirare sull’attuale Lungomare Falcomatà.
La trattativa fu lunga e sofferta; i ministeriali pretendevano imporre condizioni particolarmente onerose al Comune, che vi si opponeva decisamente. Si arrivò, persino, alla minaccia di istituire il museo a Catanzaro! Le pressioni di Orsi, e la tragedia del terremoto del 1908, condussero, però, il Governo a più miti consigli.
Si potè così arrivare all’auspicata istituzione a Reggio del "Museo Nazionale della Magna Grecia", proprio come Orsi aveva auspicato.
Si procedette, inoltre, all’erogazione, da parte dello Stato, delle somme per la costruzione del relativo edificio, con progettazione affidata all’Architetto palermitano Marcello Piacentini. Edificio che, proprio per questo suo particolarissimo iter, è di proprietà comunale.
Si chiude, così, questa pagina della storia culturale ed archeologica reggina legata a Paolo Orsi; pagina che ho ritenuto utile rileggere, nel momento in cui la benemerita Associazione "Italia Nostra" ha voluto e saputo brillantemente riunire attorno ad un tavolo i massimi esponenti regionali del Ministero dei Beni Culturali, per confermare l’indissolubile legame che unisce Reggio al celebre archeologo roveretano.

Francesco Arillotta

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