La figura di Matteo Testa Piccolomini (21 settembre 1708/6 aprile 1782), Arcivescovo di Reggio Calabria dal 1761 al 1766 e di Alberto Maria Capobianco (13 marzo 1708/14 febbraio 1798), Arcivescovo dal 1767 al 1792, nel III Centenario della nascita, saranno al centro di un incontro promosso dallAssociazione Culturale Anassilaos che si terrà martedì 14 ottobre alle ore 18,00 presso la Sala di San Giorgio al Corso, ingresso Lungomare. Prelato vituoso , come lo definiscono i nostri storici, Matteo Piccolomini si trovò a fronteggiare la grave carestia che nel 1763 colpì il Regno e la Città di Reggio Calabria. Nei cinque anni di pontificato si preoccupò molto di rivitalizzare il Seminario, modellandolo su quello di Napoli e si adoperò anche di edificare un nuovo edificio, il cui progetto fu realizzato da un tale Colonnello Poulet, per i cui lavori vennero adoperati anche dei condannati ai lavori forzati. Egli rinunciò allArcivescovado di Reggio per motivi di salute nel novembre del 1766 e nel mese di dicembre lasciò la città essendo stato trasferito alla Chiesa di Cartagine. Nel 1774, per i suoi meriti, fu nominato cappellano maggiore del re e si trasferì a Napoli. Ben più gravi problemi ebbe ad affrontare il suo successore Alberto Capobianco. Innanzi tutto lespulsione dal Regno e quindi da Reggio dei Gesuiti il 28 novembre del 1767 (lOrdine sarà sciolto nel 1773 da Papa Clemente XIV) . Il De Lorenzo riporta a tal proposito una testimonianza tratta da non ben specificate carte reggine Sabato 28 novembre 1767, per ordine di S.M., ben di notte, prima del far del giorno, furono assaliti i padre gesuiti di Reggio per essere espulsi, come tutti gli altri, dalli regni di Napoli e Sicilia. Lespulsione comportò per due anni la chiusura delle scuole da essi gestite in Città. Levento più grave del suo pontificato avvenne comunque il 2 e 3 febbraio del 1783 data di uno dei più catastrofici terremoti che colpirono la Calabria. Il sisma apportò gravi danni anche a Reggio Calabria e lArcivescovo si adoperò come ricorda anche lo Spanò Bolani con tutte le sue forze a venire incontro ai bisogni della popolazione. Vendette tutti i suoi beni e prese in prestito del denaro che distribuì ai bisognosi. Gli anni successivi furono quelli della ricostruzione nei quali egli dovette confrontarsi e scontrarsi con la burocrazia e con i funzionari della Cassa Sacra, che a parere di tutti gli storici, aggravò piuttosto che lenire e risolvere i problemi poderosi della ricostruzione. Reggio, come è noto, ebbe un nuovo piano regolatore. La città medievale lasciava il posto allimpianto moderno voluto dallarchitetto Mori, che si mantenne fino al terremoto, e lArcivescovo approntò un piano per le nuove parrocchie. Nel 1789 Alberto Capobianco fu nominato Cappellano Maggiore del re e lasciò Reggio per Napoli senza rinunciare, per concessione sovrana, allarcivescovato fino al 3 giugno del 1792. Voleva infatti portare a termine il riordino della Diocesi. Anche dopo la sua rinuncia la Diocesi restò governata da un vicario capitolare fino alla nomina del successore, Bernardo Cenicola nel 1798.