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Museo di Reggio Calabria - Protocollo d'intesa tra le città di Reggio Calabria e Mantova

Una selezione di 63 pezzi unici, della raccolta Egizia Giuseppe Acerbi, arrivera'a Reggio Calabria direttamente dal museo civico di Palazzo Te, mentre le opere del Museo reggino partiranno alla volta di Mantova

 
Gatto bronzeo di epoca tolemaica - Statua marmorea di dea egizia

Reggio Calabria e Mantova collaboreranno attraverso "sinergie culturali e scambi specifici, nella prospettiva della valorizzazione della conoscenza e della fruizione del patrimonio storico ed artistico di cui sono dotate": a sancirlo un protocollo d'intesa firmato dai Sindaci delle due citta'.
Dopo le polemiche dei giorni scorsi sul contestato trasferimento di alcuni reperti custoditi nel Museo della Magna Grecia di Reggio Calabria nella citta' lombarda in occasione della mostra ''La forza del bello'' , il sindaco di Reggio, Giuseppe Scopelliti, di centrodestra, ha incontrato il primo cittadino di Mantova, Fiorenza Brioni, di centrosinistra. ''Siamo stati fermi e decisi nella protesta - ha detto Scopelliti - ma pronti nella ricerca di soluzioni che sono giunte immediatamente attraverso il confronto tra due sindaci che hanno a cuore le sorti delle loro citta'. Ed e' proprio attraverso questo dialogo che abbiamo trovato il punto d'incontro, scoprendo univocita' d'intenti''. Cosi' una selezione di 63 pezzi unici della raccolta Egizia Giuseppe Acerbi, arrivera', in anteprima, a Reggio Calabria  direttamente dal museo civico di Palazzo Te mentre le opere del Museo reggino partiranno alla volta di Mantova. ''Mi dispiace per quanto accaduto - ha detto Brioni - in merito a questa vicenda. Sicuramente non era mia intenzione creare scompiglio ma, comunque, le posizioni politiche opposte non hanno impedito il dialogo e soprattutto di portare a termine l'intento di promuovere reciprocamente l'arte, la bellezza e la cultura''. Nella convenzione sottoscritta si legge, inoltre, che ''le amministrazioni comunali di Reggio e di Mantova prendono atto che una politica culturale efficace deve contemplare la valorizzazione di opere d'arte particolarmente significative anche in esposizioni temporanee fuori sede e si impegnano a tenere in particolare considerazione l'opportunita' di scambi tra le due citta'. Entrambe lavoreranno alla realizzazione di progetti, ricercando non solo intese reciproche ma ponendo anche attenzione alle esigenze dei propri cittadini ai quali sara' offerta l'opportunita' di conoscere la natura delle iniziative e di condividerle''.

Linea Tratteggiata
Qualche accenno storico su Giuseppe Acerbi e la collezione di reperti egiziani

Giuseppe Acerbi nacque a Castelgoffredo, poco lontano da Mantova, il 3 maggio del 1773. Laureato in legge, amante della geografia, della storia naturale e dei viaggi, si spinse a soli venticinque anni fino alla Lapponia e al Capo Nord, redigendo una completa relazione dell'impresa. Di mentalita' progressista, venne apprezzato dallo stesso Napoleone che gli affido' la carica di Addetto alla Legazione della Repubblica Italiana. Fu costretto tuttavia ad allontanarsi presto dalla Francia, a causa di alcune lamentele del governo svedese, indignato per certi suoi taglienti giudizi, contenuti nella famosa relazione. Si trasferi' quindi a Vienna, dove venne nominato nel 1815 Console Generale d'Austria a Lisbona. Non avendo mai di fatto esercitato questo incarico, si stabili' a Milano dove fondo' la nota rivista Biblioteca Italiana; i suoi scritti vennero presto tacciati di conformismo da parte dei redattori del Conciliatore, che, opponendosi all'ispirazione neoclassica del foglio da lui diretto, accusarono il diplomatico di guardare con troppo favore all'Austria. Al contrario, oggi si puo' affermare che egli mantenne sempre uno spirito libero: il nipote Giovanni, futuro generale garibaldino, venne da lui educato secondo questi principi. La sua attivita' di egittologo inizia nel 1826, quando, dopo aver ottenuto la carica di Console Generale d'Austria in Egitto, si trasferisce ad Alessandria. L'Acerbi subisce immediatamente il fascino dell'antichissima civilta' dei faraoni e percorre il paese a piu' riprese, completando meticolosi taccuini di viaggio e raccogliendo numerosi manufatti di un certo valore. Questa opera di ricerca continua fino al 1834, quando una malattia agli occhi lo costringe a ritornare in Italia, dove muore nel 1846. La collezione mantovana e' solo una delle numerose raccolte che il letterato esploratore dono' a vari musei e istituzioni della penisola. Mantova possedeva gia', alla fine del Settecento, due statue egizie: Acerbi aggiunse a questo piccolo patrimonio ben quattrocento pezzi, regalati alla citta' nel 1840. Oggi, l'intera rassegna e' ospitata nelle sale di palazzo Te.

Citiamo, in breve, gli esemplari piu' notevoli. Nella statuaria occorre ricordare almeno la sfinge acefala, il gatto bronzeo forgiato ai tempi della XXVI dinastia, la testa regale appartenente al medesimo periodo e, soprattutto, la magnifica immagine di una dea. Quest'ultima, forse opera di un artefice della XX dinastia, rivela un perfetto equilibrio tra il blocco della testa, mosso dalla capigliatura incisa con finezza, e il busto aggraziato che sembra leggermente torcersi su se stesso. Proseguendo, incontriamo diverse statuette in bronzo che raffigurano varie divinita', in special modo Osiride; nel gruppo, rintracciamo anche un curioso esemplare in gesso di epoca romana con le fattezze del dio Bes, una specie di satiro di origine fenicia. Gli oggetti di un corredo funebre possono poi suscitare la curiosita' del turista e dello studioso: accanto al dio Anubi, sotto forma di cane del deserto, si radunano molti piccoli falchi, animali legati al culto sovrano del dio Sole. Sempre nella prospettiva del rito funerario, la collezione annovera numerose statuette shuebte, posate nella tomba per servire e aiutare il morto nelle incombenze quotidiane. I vasi canopici con testa di animale o di uomo contenevano invece le viscere tolte al cadavere, secondo un preciso schema di ripartizione sacra. Infine, notiamo la presenza di alcuni vasi in terracotta, in alabastro e in bronzo. Numerosissimi gli amuleti e i sigilli, e interessanti alcuni esempi d'arte ellenistica: una testa femminile, una stele recante invocazioni magiche, un cinghialino in terracotta azzurra e nera.

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Museo di Reggio Calabria - Protocollo d'intesa tra le città di Reggio Calabria e Mantova