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Il patrimonio artistico della Famiglia Vitrioli, donato alla Città di Reggio Calabria

La Famiglia Vitrioli cede al Comune di Reggio Calabria, il proprio patrimonio librario del famoso Umanista Diego Vitrioli, la Pinacoteca di proprietà della sua famiglia, svariati mobili ed oggetti di importanza storica ed economica rilevati dallo studio personale del latinista

 

Un ponte tra presente e passato lega la storia di Reggio Calabria ai personaggi che l’hanno resa famosa. In questo caso il protagonista è Diego Vitrioli, le cui opere faranno ora parte dell’importante patrimonio artistico della città. Grazie ad un accordo siglato tra il Comune di Reggio, presente il Sindaco, Giuseppe Scopelliti e l’assessore ai Beni Culturali, Antonella Freno, e gli eredi di Diego Vitrioli, sono stati donati all’Amministrazione, la biblioteca, la pinacoteca e i mobili, appartenenti all’importante latinista ed umanista reggino, amico di Giovanni Pascoli. Nel dettaglio l’imponente patrimonio culturale ed artistico donato, farà parte integrante del nascituro museo civico di Reggio Calabria, che sarà ospitato presso l’ex monastero della Visitazione, in fase di completamento.
“E’ un bel messaggio che riceviamo – ha affermato il Sindaco Scopelliti - da anni stiamo lavorando per creare questo rapporto con i cittadini, che oggi si concretizza con una donazione della famiglia Vitrioli. Si tratta di un messaggio forte perché recuperiamo parte di una storia di Reggio, di un uomo importante, un esponente di primo piano della cultura, un latinista che ha dato un molto alla nostra città. Acquisiamo un patrimonio familiare che nel tempo, grazie alle nostre iniziative, farà parte integrante del nuovo museo civico che stiamo realizzando all’ex Monastero della Visitazione”.

Accordo tra la Famiglia Vitrioli e il Comune di Reggio Calabria

La Famiglia Vitrioli cede al Comune di Reggio Calabria, il proprio patrimonio librario del famoso Umanista Diego Vitrioli, la Pinacoteca di proprietà della sua famiglia, svariati mobili ed oggetti di importanza storica ed economica rilevati dallo studio personale del latinista; affinché gli stessi vengano offerti alla pubblica fruizione.

Nel dettaglio la Biblioteca, tutta rilegata in pergamena comprende:

• 175 vol. di classici greci e latini;collezione di libri filosofici e religiosi;
• 31 vol. di libri numismatica;
• 500 vol. di opere giuridiche; l'epistolario del latinista;
• 75 vol. della collezione archeologica Visconti e Winckelmann;
• 32 vol. della collezione archeologica "monumenta vetera" (museo borbonico).
La Pinacoteca, è costituita da:
• nr. 48 opere realizzate da Annunziato Vitrioli;
• nr. 74 opere realizzate da Tommaso Vitrioli;
• nr. 7 opere di artisti vari tra cui Benassai e Gabani.
Tra i mobili ed oggetti:
• la scrivania del latinista Diego Vitrioli;
• un quadro con un suo ritratto;
• una quadro di porcellana con figura di Diego Vitrioli;
• nr. 2 statue rispettivamente di Tommaso e Annunziato Vitrioli.

In via provvisoria, il patrimonio libraio e le opere pittoriche che si trovano in buone condizioni, verranno esposte presso la Biblioteca Comunale "De Nava", sino al completamento dei lavori di restauro del Monastero della Visitazione, dove gli stessi saranno definitivamente allocati con la costituzione di una parte del Museo intitolato alla famiglia Vitrioli.
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Cenni biografici su Diego Vitrioli

Nato a Reggio, studiò presso il Real Collegio (Oggi Liceo Classico "Tommaso Campanella") della sua città e fu allievo di Antonino Rognetta e di Gaetano Paturzo, che gli insegnarono l'arte dell'umorismo e dell'arguzia.
Paragonabile al Pascoli per le sue attitudini umanistiche, molto presto Vitrioli si fece notare per le sue doti classificandosi tra i primi posti nei concorsi.
All'età di 25 anni si rivelò infatti al mondo con lo "Xiphias", poemetto che rievoca le emozioni della pesca del Pescespada nello Stretto tra Scilla e Cariddi, con il quale vinse il Concorso di Poesia Latina di Amsterdam. Tale opera consentì al poeta di ottenere la medaglia d’oro e il riconoscimento del suo capolavoro tra le opere più eleganti e originali della poesia umanistica italiana.
Successivamente fu insegnante di latino e greco nel Real collegio di cui era stato allievo, e poi direttore della Civica Biblioteca (oggi Biblioteca Pietro De Nava), ciò gli consentì di concentrarsi sugli studi che aveva cominciato a coltivare con passione.
Nel 1855 sposò una nobildonna, con cui pare non andasse molto d’accordo, e da cui dopo due anni ebbe un figlio di nome Tommaso. La cosa però non mutò lo strano rapporto tra i coniugi e la morte del figlioletto di soli sette anni fece infatti separare i due coniugi, anche se il poeta continuerà ad omaggiare la moglie della prima copia di ogni sua pubblicazione.
Nel 1860 in seguito all'ingesso dei garibaldini a Reggio, Vitrioli venne esonerato dall'incarico in biblioteca perché fu ritenuto "illiberale" contestualmente ad un periodo in cui non era consentito conciliare l'essere cattolici e patrioti contemporaneamente, perciò decise di ritirarsi silenzioso in casa per scrivere.
In quegli anni dimostrò benevolenza verso il Pontefice Pio IX e strinse rapporti di studio con Papa Leone XII, che lo chiamava "principe dei letterati", e che offrì di istituire per lui una cattedra in Vaticano. I due infatti uniti da una profonda e reciproca ammirazione ebbero una fitta corrispondenza epistorale.
Vitrioli ebbe illustri ospiti quali Elido Lombardi, Giuseppe Regardi, Felice Biscazza, il De Speches, il Kerbacher, il Momsen; essi narrano come il poeta gioisse nella "sala dello Xifia" nel decantare la poesia sulla pesca e nel rivelare i pregi del geniale affresco del Crestadoro; mentre si dice che vagasse misticamente nella "sala di Diana" per i vasti orizzonti della mitologia; e ancora si dice che nella sala del faro il poeta fosse il più delle volte incantato ai misteri indagati del mare dello Stretto.
Poi si chiuse definitivamente nella solitudine. Passeggiando sul corso Garibaldi era possibile incontrarlo dalle 9.00 alle 12.00 sulla soglia di casa con il proprio cappello a cilindro, intento a scorrere la copiosa corrispondenza o a sfogliare qualche volume di fresco arrivato.
Vitrioli morì nel 1898, e volle sotto il suo ritratto questo epigramma: “E’ patria mia la Brezza; mi allevò Calliope col miele delle Pieridi”.

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