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La mostra "Figurae" e gli artisti

 
La mostra "Figurae - Aspetti della figurazione contemporanea. Italia: le ultime generazioni" intende presentare, attraverso una selezione di circa ottanta opere, alcuni aspetti del complesso mosaico del figurativo contemporaneo.
L'esposizione è promossa dal Comune di Reggio Calabria, la produzione e la realizzazione sono di Arte Amica s.r.l. sul progetto organizzativo di Riccardo Semrov. L'ideazione è di Tekne International con il marchio Figurae ed è curata da Gilberto Algranti.
Si tratta di un'antologia a cui partecipano pittori, scultori e disegnatori, particolarmente dedicati ad una profonda riflessione sul mondo del Vero, scelti per far conoscere e diffondere anche all'estero la figurazione contemporanea italiana e per promuovere il rapporto con gli artisti della medesima tendenza in tutto il mondo con l'intento di identificarli in un unico movimento e riunirli sotto un solo manifesto: la figurazione contemporanea internazionale. Di questa rassegna fanno infatti parte quegli artisti che hanno interpretato, ciascuno con il proprio linguaggio, una realtà, a volte immaginaria, a volte fantastica, a volte visionaria, ma sempre legata al Vero. Vi figurano i grandi maestri che hanno segnato oltre cinquant'anni dell'ultimo secolo e sono stati importanti interpreti del proprio tempo vivendo attivamente la complessa temperie culturale che l'arte figurativa attraversava in quegli anni e restando totalmente avulsi dalla rottura delle suggestioni formali e dalle nuove contraddizioni qualitative dell'informale, dell'astrattismo e degli eccessi provocatori dell'avanguardia e della transavanguardia. Accanto ad essi espongono artisti più giovani, protagonisti di rilievo del panorama figurativo italiano, che proseguono l'indagine del Vero attraverso percorsi nuovi e linguaggi diversi con rinnovata forza e inesauribile creatività.
Carlo Guarienti ancora la fugacità del presente con reperti mentali ben radicati e citazioni colte la cui lirica profonda affiora nel racconto di un sogno, di una favola ammaliante, testimonianza di un'indomita ed incessante vitalità creativa. L'occhio imparziale di Alberto Sughi riproduce con assoluta crudezza le miserie dell'umanità; la sua indagine è spietata e la sua pittura rappresenta senza filtro fatti, sentimenti e perversioni. Volumi sicuri, forme compiute e fortemente plastiche nelle figure e nelle cose, paesaggi veri senza sogno: questo è il mondo di Giorgio Scalco; le sue tele ospitano una narrazione che punta dritta al vero, che canta la poesia del quotidiano fatta di parole che non indugiano negli effetti ma mirano dritte al cuore. Manualità preziosa è quella di Luciano Ventrone, quasi maniacale nel suo impegno volto ad ottenere delle perfette allitterazioni della realtà, tanto distaccate da ogni sentimento da diventare una sublimazione metafisica della realtà oggettiva. Sono messaggi di un'altra realtà le sculture di Ugo Riva dalle forme magiche sospese nel tempo; i suoi corpi acefali e mutilati non urlano dolore ma acquistano forma di reperti archeologici plasmati dalla pioggia di un passato remoto che ha affilato i volti, corroso e graffiato i panneggi, spaccato l'anima. Di Giuseppe Bergomi viene presentato uno splendido nudo femminile in bronzo di altezza naturale dove l'eleganza si sposa a una sensibilità antica e nel contempo attuale. La sempre versatile varietà delle immagini di Maurizio Bottoni ci presenta paesaggi in cui l'incanto è appena superato dalla potenzialità del dettaglio e dal senso atmosferico che li pervade; le nature morte sono rese con l'oggettività della sublimazione, le vanitas con la verità dell'ineluttabile. Nel mondo fantastico e visionario di Agostino Arrivabene la figura umana, resa plastica e lucida, emerge da un paesaggio immaginario fatto di pluristrati di rocce levigate, di cicli di nuvole turbolente avvitate come trombe d'aria che portano con sé l'ossessione di mille incubi. La creatività dello scultore Giuseppe Ducrot si agita come le pieghe dei suoi panneggi, motivata da un necessità incontrollabile di trasmettere ritmi formali sempre più ricercati in una costante attenzione al passato, indagata con la sensibilità e le tecniche del nostro tempo. La sua è una grande vocazione della statuaria barocca, reinterpretata con vivacità e "verve" moderna. La scelta dei soggetti di Andrea Boyer segue un rigore estetico diffìcilmente ascrivibile all'istinto; sia nei disegni che nelle pitture ad olio la perfezione ideale è solo apparente e cela un'inquietudine sensuale che il pittore non controlla né dimostra di essere interessato a controllare. Luca Crocicchi elabora un suo personale espressionismo dentro il quale egli porta una curiosità per la grande pittura mai interpretata scolasticamente, ma sempre tenuta come richiamo all'ordine, come fonte di ogni immagine. E' con una pittura fresca e immediata che Enrico Robusti inventa un mondo nuovo, una satira colorita di un suggestivo affresco della vita di provincia, raccontata con arguta fantasia al limite del paradosso e sempre con un tono ironico e scanzonato. I dipinti di Andrea Martinelli sono sempre incentrati sulla figura umana, i soggetti delle sue opere sono ritratti di un'umanità dolente e tormentata resi con un'attenzione quasi maniacale ad ogni più piccolo dettaglio. L'arte di Elena Mutinelli è il frutto di tanti anni d'indagine e di applicazione che rivelano la ricerca di un linguaggio che non si pone né limiti né confronti ma vuole posarsi sulla materia di volta in volta con le mille sensibilità che la sospingono. Infine le opere in mostra di Ettore Greco sono l'affannata ricerca della plastica del movimento, della tensione di ogni nervatura, di ogni muscolatura, nell'indagine minuziosa di ogni postura seppur forzata e improbabile.
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La mostra "Figurae" e gli artisti