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Associazione Culturale Anassilaos - I "Martedì Filosofici"

I "Martedì Filosofici" dell'Associazione Culturale Anassilaos.

 

Proseguono presso lo Spazio Cultura dell'Associazione Culturale Anassilaos i "Martedì Filosofici" promossi dal Sodalizio reggino e condotti da Gianfranco Cordì. Martedì 29 maggio, sempre alle ore 21:00, incontro sul tema "Storicità e attualità del Bello in Gadamer" con l'intervento del Dott. Alessandro DEGLI ESPOSTI e la partecipazione dell'artista Fortunato VIOLI.

Hans Georg Gadamer, uno dei più importanti pensatori del 20° Secolo  nasce a Marburg l'11 febbraio del 1900. Studia a Breslavia  e a Marburg (1919) con Nicolai Hartmann e Paul Natorp, con cui si laurea, nel 1922, discutendo una tesi dal titolo: "L'essenza del piacere nei dialoghi di Platone".
Nel 1923, a Freiburg, conosce Husserl e Heidegger, del quale frequenta i corsi universitari. Diventa professore ordinario di Filosofia nel 1937 e, nel 1939, ottiene una cattedra presso l'Università di Lipsia, di cui diventa Rettore nel 1946. Nel 1947 insegna a Francoforte  e nel 1949 ad Heidelberg, dove succede a Jaspers. Divenuto professore emerito nel 1978, Gadamer ha insegnato presso alcune università straniere e negli Stati Uniti. Nel 1979 entra a far parte del Comitato Scientifico dell'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici di Napoli - città di cui diventa cittadino onorario nel 1990 - dove, da allora,  ogni anno, ha tenuto lezioni e seminari, vivendo quella che egli stesso ha definito «una seconda giovinezza».
Muore all'età di 102 anni ad Heidelberg il 14 marzo 2002.
Opponendosi alla tradizione filosofica volta esclusivamente alla fondazione metodologica della scienza (tradizione cartesiana e kantiana) Gadamer può, ben a ragione, essere ritenuto il fondatore di una ontologia ermeneutica: la verità non può essere garantita da un metodo che mira al possesso dell'oggetto (scienza) come risulta chiaro nell'esperienza estetica e nello studio dei fenomeni culturali.
La verità si svela nell'atto interpretativo che nella sua storicità trova non un limite ma la possibilità di un colloquio con la
tradizione ("fusione di orizzonti") che - testo o evento che sia - è comprensibile non in quanto "essere" ma in quanto "linguaggio".

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