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Associazione Culturale Anassilaos - 350° Anniversario della morte di Mons.Gaspare Creales e Arce

Martedì 13 maggio 2008 alle ore 18:00 presso la Sala Conferenze della Chiesa di San Giorgio al Corso (ingresso via Marina)

 
Cattedrale Metropolitana nell'anno 1908

350 anni fa, esattamente nel settembre del 1658, si spegneva nella nostra Città  Mons.Gaspare Creales e Arce, Arcivescovo di Reggio dal dicembre 1644, il cui pontificato ha caratterizzato uno dei momenti più difficili della vita civile di Reggio Calabria. All’Anniversario l’Associazione Culturale  Anassilaos dedica un incontro che si terrà martedì 13 maggio 2008 alle ore 18:00 presso la Sala Conferenze della Chiesa di San Giorgio al Corso (ingresso via Marina) con l’intervento di Stefano Iorfida e Giacomo Marcianò.

Linea Tratteggiata
Gaspare Creales e Arce

Spagnolo Gaspare Creales e Arce   giunge nella diocesi sei anni dopo la morte di Annibale d’Afflitto (1638), uno stacco di tempo dovuto con ogni probabilità a contrasti tra il governo spagnolo, cui spettava il compito di indicare l’arcivescovo e la santa sede. Trova una realtà difficile e complessa che egli stesso denuncia al re di Spagna  in una lettera, in spagnolo, nella quale descrive a tinte fosche il carattere fiero e litigioso degli abitanti, compresi gli eccelesiastici,  narrando che nel semestre precedente al suo insediamento si erano consumanti in Città ben 66 omicidi. Pochi anni più tardi, nel 1648, si trova a mediare nel clima di quasi rivolta in cui vive la città a causa dei contrasti tra gli abitanti di San Sperato – casale di Reggio- e quelli di Motta San Giovanni per il possesso e il controllo del territorio di San Niceto. Tale rivolta, alimentata anche  dal governatore di Reggio Gil De los Arcos, apparentemente dovuta a situazioni locali, si inserisce poi ovviamente nella più generale situazione  di sofferenza che vive il Vicereame di Napoli dalla rivolta di Masaniello (1647)  fino alla proclamazione della Reale Repubblica di Napoli (1648) –il cui governo viene affidato al francese Enrico duca di Guisa a Napoli, che vede la presenza, in Reggio dello scienziato e filosofo reggino Antonio Oliva, poi imprigionato nel Castello. Gli storici sono unanimi nel lodare l’impegno profuso, in quella occasione, dall’Arcivescovo che riuscì a placare, sopire e impedire più gravi conseguenze per la Città che difese anche presso il Governo vicereale allorquando le truppe spagnole di Don Giovanni d’Austria  ebbero riportato l’ordine in tutto il Regno. Nello stesso 1648 aumentò da 18 a 24 il numero dei canonici del Duomo e nel 1649 celebrò il Sinodo diocesano. Toccò a lui, il 10 giugno del 1658, accogliere le reliquie di San Giorgio concesse da Papa Alessandro VII alla Città. Morì di "mal di pietra" ovvero  di calcolosi. Scrive il De Lorenzo che “nell’estrazione  dei visceri per l’imbalsamazione  gli furono trovate nella vescica tre pietre, di cui una del peso di due once”.

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