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Associazione Culturale Anassilaos - Centenario della nascita di Simon Weil

Sala di San Giorgio al Corso - Martedì 17 marzo 2009 alle ore 18:00

 
Associazione Culturale Anassilaos - Centenario della nascita di Simon Weil
Nel  Centenario della nascita di Simon Weil, nata a Parigi nel 1909, l’Associazione Culturale Anassilaos dedica alla filosofa e mistica francese un incontro che si terrà martedì 17 marzo 2009 alle ore 18:00 presso la Sala di San Giorgio al Corso con l’intervento della Prof.ssa Francesca Neri.

Linea Tratteggiata
Simon Weil

Figura “al femminile” tra le più complesse del XX secolo, Simon Weil ha attraversato il Novecento portando in sé una inquietudine esistenziale nella quale il pensiero filosofico (fu allieva del filosofo Alain), aveva una giustificazione soltanto se collegato all’impegno sociale e civile. Ella voleva che il suo pensiero fosse esplicitazione di una concreta pratica di vita, non astratta teoria. Ciò spiega come la Weil, nella sua breve vita, (colpita da tubercolosi morì infatti nel sanatorio di Ashford in Inghilterra il 24 agosto del 1943, ad appena 34 anni) , sia stata  insegnante di liceo,  militante sindacale e politica,  operaia in  fabbrica e lavoratrice agricola; combattente come miliziana durante la guerra civile spagnola e infine, dal 1940, a causa dell’occupazione nazista di Parigi e di parte della Francia, esule negli Stati Uniti e poi in Inghilterra dove si impegnò nella resistenza francese all’occupazione del suo Paese lavorando per  "France libre". "Occorre essere sempre disposti a cambiare di parte per seguire la giustizia, questa eterna fuggiasca dal campo dei vincitori" era solita affermare. La svolta nella sua vita interiore, una svolta religiosa in senso cristiano,  avvenne nel 1938 allorquando ebbe le prime esperienze mistiche che la indussero a passare  dalla prima fase di impegno militante di ispirazione comunista-sindacalista a una seconda fase che possiamo definire “religiosa”. Ciò non la indusse ad aderire  - lei figlia di ebrei – alla Chiesa Cattolica. “tante cose sono fuori dalla Chiesa, tante cose che io amo e non voglio abbandonare, tante cose che Dio ama" ma la spinse ad esaltare la sofferenza, come coscienza della dignità di essere umano "Lentamente nella sofferenza   ho riconquistato attraverso la schiavitù il senso della mia dignità di essere umano, un senso che questa volta non si basava su alcunchè di esteriore” e la croce "Se non potrà essermi concesso di meritare di condividere un giorno la croce di Cristo, spero mi sia data almeno quella del buon ladrone".
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