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Associazione Culturale Anassilaos - Omaggio a Pierre-Auguste Renoir

Sala do San Giorgio al Corso (ingresso lungomare) - Martedì 20 febbraio 2009 alle ore 18:00

 
Pierre-Auguste Renoir
“Lavorare da buon operaio” o “fare della buona pittura” oppure “la pittura è un mestiere come la falegnameria e la lavorazione del ferro, e sottostà alle medesime regole” sono alcune delle espressioni con le quali Pierre-Auguste Renoir ha cercato di definire l’arte in genere ma soprattutto la sua pittura. Al Maestro francese, nel 90° Anniversario della morte, l’Associazione Culturale Anassilaos dedica un incontro che si terrà martedì 20 febbraio 2009 alle ore 18:00 presso la Sala di San Giorgio al Corso (ingresso lungomare) curato dal Presidente del Sodalizio reggino Stefano Iorfida e dalla Responsabile Arte dell’Anassilaos Prof.ssa Gloria Oliveti.

Linea Tratteggiata
Pierre-Auguste Renoir

Nato a Limoges il  25 febbraio 1841e morto a  Cagnes-sur-Mer il 03 dicembre 1919.
Maestro riconosciuto dell’Impressionismo Renoir, grazie anche alla sua lunga vita, ha saputo superare lo stesso impressionismo divenendo un maestro riconosciuto anche per i grandi artisti del Novecento. Agli inizi fu influenzato dal colorismo di Eugène Delacroix e dalla luminosità di Camille Corot. Apprezzava al  realismo di Gustave Courbet. Era particolarmente attento alla pittura francese del 700’ e ammirava Boucher e Fragonard. Verso la fine del 1860, scopre, con l’amico Monet , la pittura 'en plein air' (all'aria aperta), e partecipa del movimento  impressionista partecipando alle esposizioni nelle quali gli artisti impressionisti espongono le tele, all’època poco apprezzate dalla critica e dal pubblico, pur non disdegnando di partecipare ai Salon ufficiali. Dalla metà del 1880, tuttavia, Renoir  si allontana dal movimento impressionista. Durante il viaggio in Italia del 1881, scopre Raffaello e i maestri del Rinascimento, e comincia così, con gradualità, un ritorno al  classicismo. Dopo il 1890, tuttavia, Renoir cambia nuovamente direzione, rinviando all'uso di un colore sottilmente tratteggiato che dissolveva i profili, come nei suoi lavori giovanili. Il corpus della sua opera comprende circa 5000 tele e un elevato numero di disegni e acquarelli. Alla pittura si era dedicato fino agli ultimi istanti di vita anche se già da tempo un artrite deformante alle dita  aveva reso ardua e dolorosa l’attività del dipingere. Aveva lavorato fino all'ultimo alle sue Bagnanti, con i pennelli legati alle dita ormai rattrappite. Nel 1908 a chi gli chiedeva del suo lavoro aveva detto “Dispongo del mio soggetto come voglio..poi mi metto a dipingerlo come farebbe un bambino. Voglio che il rosso sia sonoro e squillante come una campana…non ci sono altre malizie. Non ho regole né metodi” . Nel 1862 al maestro Charles Gleyre che lo ammoniva a non dipingere per divertimento aveva risposto  “se non mi divertissi non dipingerei”. La sua pittura esprime dunque, non a caso, una gioia di vivere che,  espressione della visione della vita dell’artista, si offre oggi a tutti noi effondendo un senso di serenità e pace
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