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Associazione Culturale Anassilaos - Giovanni XXIII nel 50° della Elezione al Soglio Pontificio

Sala Parrocchiale di San Giorgio, ingresso Lungomare - Martedì 28 ottobre 2008 alle ore 19:00

 
Papa Giovanni XXIII
Il 28 ottobre del 1958, al termine di un conclave durato 4 giorni e dopo undici scrutini il Patriarca di Venezia Angelo Maria Roncalli veniva eletto Papa. Ai cardinali elettori annunciò “Vocabor Joannes” (mi chiamerò Giovanni). Era dal 1410 che un pontefice non assumeva quel nome, l’ultimo, antipapa, era stato deposto dal Concilio di Costanza.  Al 50° anniversario delle elevazione al pontificato di Giovanni XXIII la Chiesa di San Giorgio al Corso e l’Associazione culturale Anassilaos dedicano un incontro che si terrà martedì 28 ottobre 2008 alle ore 19:00 presso la Sala Parrocchiale di San Giorgio, ingresso Lungomare, e che conclude la serie di iniziative realizzate per ricordare alcuni pontefici del Novecento (Paolo VI, Giovanni Poalo I, Pio XII).

Linea Tratteggiata
Papa Giovanni XXIII

“Papa di transizione” Giovanni XXIII lo è stato per davvero, nonostante la brevità del suo pontificato (1958/1963), ma nel senso che egli, come scrisse il teologo Karl Rahner, “ha operato la transizione della Chiesa nell’avvenire”. I suoi sono stati cinque anni intensi dopo i quali la Chiesa non è stata più la stessa: Fin dal discorso  dell’Incoronazione (4 novembre) egli dimostra un diverso registro. “Il Papa – egli dice – è quasi “amabilis pater”, è il pastore pronto a dare la vita per il gregge e aggiunge “il nuovo Papa, per le vicissitudini della sua vita può paragonarsi a quel figlio del patriarca Giacobbe che ammise alla sua presenza i fratelli colpiti da sventure gravissime e scopre la tenerezza del suo cuore  e scoppiando in pianto dice “Sono io, il vostro fratello Giuseppe”. Fin dall’inizio egli del resto  manifesta un atteggiamento nuovo e comincia subito ad esercitare il ministero di vescovo di Roma. Nel  primo Natale da Papa visita i bambini malati dell'ospedale romano Bambin Gesù, il  giorno successivo (26 dicembre 1958), visita i carcerati nella prigione romana di Regina Coeli, dicendo loro: «Non potete venire da me, così io vengo da voi...Dunque eccomi qua, sono venuto, m'avete visto; io ho fissato i miei occhi nei vostri, ho messo il cuor mio vicino al vostro cuore..la prima lettera che scriverete a casa deve portare la notizia che il papa è stato da voi e si impegna a pregare per i vostri familiari».   Il 4 ottobre del 1962 per la prima volta dall’Unità di Italia un Papa si reca a Loreto e Assisi. Nella città di San Francesco e nel Santuario mariano per eccellenza egli si reca a mettere sotto la protezione della Madonna e del Santo il grande il Concilio Vaticano II che di li a poco sarà inaugurato. E infatti l’11 ottobre del 1962 viene inaugurato quel Concilio che lo stesso Papa, pochi giorni dopo l’elezione, aveva annunciato agli stupiti cardinali di Curia. Mai un’ Assemblea era stata così numerosa (80 cardinali, 79 patriarchi, 1619 arcivescovi e vescovi, 975 vesoci titolari,97 superiori generali e congregazioni). Il papa legge  l’allocuzione inaugurale, scritta di suo pugno e in latino. Appena venti minuti di discorso dopo i quali la Chiesa non sarà più la stessa. “Il ventunesimo Concilio Ecumenico – dice Egli - vuole trasmettere integra, non sminuita, non distorta, la dottrina cattolica, che, seppure tra difficoltà e controversie, è divenuta patrimonio comune degli uomini. Questo non è gradito a tutti, ma viene proposto come offerta di un fecondissimo tesoro a tutti quelli che sono dotati di buona volontà.  Però noi non dobbiamo soltanto custodire questo prezioso tesoro, come se ci preoccupassimo della sola antichità, ma, alacri, senza timore, dobbiamo continuare nell’opera che la nostra epoca esige, proseguendo il cammino che la Chiesa ha percorso per quasi venti secoli”. Nella parte finale del discorso il pontefice si scaglia  contro i “profeti di sventura”, contro tutti coloro che avevano resistito alla stessa idea del Concilio ”Spesso infatti avviene, come abbiamo sperimentato nell’adempiere il quotidiano ministero apostolico, che, non senza offesa per le Nostre orecchie, ci vengano riferite le voci di alcuni che, sebbene accesi di zelo per la religione, valutano però i fatti senza sufficiente obiettività né prudente giudizio. Nelle attuali condizioni della società umana essi non sono capaci di vedere altro che rovine e guai; vanno dicendo che i nostri tempi, se si confrontano con i secoli passati, risultano del tutto peggiori; e arrivano fino al punto di comportarsi come se non avessero nulla da imparare dalla storia, che è maestra di vita, e come se ai tempi dei precedenti Concili tutto procedesse felicemente quanto alla dottrina cristiana, alla morale, alla giusta libertà della Chiesa. A Noi sembra di dover risolutamente dissentire da codesti profeti di sventura, che annunziano sempre il peggio, quasi incombesse la fine del mondo.” Suo grande merito nell’ambito del Concilio fu quello di lasciare libero spazio al dibattito tra i padri conciliari  disegnando per sé un ruolo di “preside e primate tra i vescovi”. Quella sera stessa dalla finestra del suo appartamento privato egli tenne alla gente riunita in piazza uno dei suoi discorsi  belli e commoventi, il discorso della luna. "Cari figlioli, sento le vostre voci. La mia è una voce sola, ma riassume la voce del mondo intero. Qui tutto il mondo è rappresentato. Si direbbe che persino la luna si è affrettata stasera, a guardare a questo spettacolo, che neppure la Basilica di San Pietro, che ha quattro secoli di storia, non ha mai potuto contemplare.”  “La mia persona – egli dice - conta niente, è un fratello che parla a voi, diventato padre per volontà di Nostro Signore, ma tutti insieme paternità e fraternità e grazia di Dio, facciamo onore alle impressioni di questa sera, che siano sempre i nostri sentimenti, come ora li esprimiamo davanti al Cielo, e davanti alla Terra: Fede, Speranza, Carità, Amore di Dio, Amore dei Fratelli. E poi tutti insieme, aiutati così, nella santa pace del Signore, alle opere del Bene”.  E infine rivolge un pensiero ai bambini  “Tornando a casa, troverete i bambini. Date una carezza ai vostri bambini e dite: questa è la carezza del Papa. Troverete qualche lacrima da asciugare, dite una parola buona: il Papa è con noi, specialmente nelle ore della tristezza e dell'amarezza.”
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