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Ass. Anassilaos - Incontro sul tema "Biagio Camagna, uomo politico e avvocato"

All'uomo politico reggino, nel 150° Anniversario della nascita, l'Associazione Culturale Anassilaos dedica un incontro che si terrà martedì 24 giugno alle ore 18:00 presso la Sala Parrocchiale di San Giorgio al Corso, ingresso Lungomare, con l'intervento di Fabio Arichetta, Giuseppe Diaco e Stefano Iorfida.

 
Biagio Camagna - Cartolina commemorativa

A Francesco Crispi, autorevole e autoritario Primo Ministro, che nel 1894, nel corso di un incontro con esponenti politici della Provincia e della Città di Reggio venuti a chiedere provvedimenti favore dei paesi colpiti dal terremoto del 16 novembre, si lamentava che gli stessi osassero dare suggerimenti al Presidente del Consiglio, si dice che Biagio Campagna, eletto deputato appena da due anni (elezioni del 13 novembre 1892), abbia così risposto "dopo aver soppresso il Parlamento volete sopprimere anche i deputati? Che siamo in Russia?". Questa audace risposta ad un uomo che amava essere ossequiato e obbedito stupì i colleghi e incontro il favore popolare al punto che al suo ritorno egli, come narrano alcune cronache del tempo, fu accolto da una grande manifestazione popolare. Nella risposta vi è tutto intero Camagna, irruente, coraggioso, generoso, capace di farsi amare dalla gente proprio per questo suo carattere impetuoso. All'uomo politico reggino, nel 150° Anniversario della nascita, l'Associazione Culturale Anassilaos dedica un incontro che si terrà martedì 24 giugno alle ore 18:00 presso la Sala Parrocchiale di San Giorgio al Corso, ingresso Lungomare, con l'intervento di Fabio Arichetta, Giuseppe Diaco e Stefano Iorfida.

Biagio Camagna era nato a Reggio il 31 gennaio del 1858 da Giovanbattista Camagna, avvocato e patriota che aveva partecipato ai moti del 1847/1848 subendo il carcere, e da Maria Spinelli. Convittore del Collegio "Campanella", frequentò il Liceo-Ginnasio di Reggio e ad appena venti anni, seguendo le orme del genitore, si laureò in Giurisprudenza nell'Università di Napoli. Giovanissimo, ad appena 24 anni, entrò nella vita politica cittadina facendosi eleggere consigliere comunale (1882). Nel 1883 era già assessore nella giunta guidata dal Sindaco Plutino. Nel 1889 tentò il salto alla Camera dei Deputati ma perse contro De Blasio, De Zerbi e Pataria, sostenuti dal Governo pur riportando un grande successo personale. Cambiato il sistema elettorale nel 1892 si candidò per il collegio uninominale di Reggio e al ballottaggio vinse contro Luigi De Blasio sostenuto da Crispi. Perse contro lo stesso De Blasio le elezioni del 1895 ma alla morte di quest'ultimo, nel 1896, tornò alla Camera. Comincia in questo periodo la battaglia politica contro il partito dei tripepini (Domenico, Demetrio e Francesco Tripepi) contro i quali, soprattutto Demetrio e Domenico, fu costretto a battersi, con alterne vicende, per le elezioni al Parlamento. Si può comunque dire che mentre i Tripepi, espressione di un liberalismo moderato e cattolico, mantennero per i primi anni del Novecento (fino al terremoto) il controllo politico del governo del comune di Reggio Calabria, il Camagna, espressione di un radicalismo anticlericale, popolare e democratico con venature socialiste (in un discorso elettorale ebbe a dire "cadono gli uomini ma le idee trionfano e l'idea operaia irrompe e dilaga") pur con vicende elettorali altalenanti, fu l'espressione politica di Reggio al Parlamento nazionale. Dopo il sisma, nelle elezioni del 1909, fu battuto dal nuovo astro nascente Giuseppe De Nava eletto sia nel collegio di Reggio che in quello di Bagnara. L'aver il De Nava optato per Bagnara consentì a Camagna di ritornare Deputato nello stesso anno. Fu eletto per la settima e ultima volta nelle elezioni del 1913 deputato di Reggio Calabria. La riforma elettorale in senso proporzionale voluta e realizzata da Nitti nel 1919, che dava spazio ai partiti, travolse Camagna nonostante i voti riportati. E' chiaro comunque che egli fu dal 1892 al 1913 una delle personalità più importanti della vita politica della nostra Città, amato e idolatrato dal popolo per i suoi appassionati e accesi discorsi, per il suo ruolo di avvocato nei tribunali, per l'essere vicino ai bisogni delle masse popolari che non avevano alcuna rappresentanza ed espressione politica al di fuori del focoso avvocato reggino. Certamente l'anticlericalismo suo ma forse più del suo partito, "i "camagnoti" o "camagnini", che lo spinse a contrapporsi frontalmente al Cardinale Portanova –attaccato anche sul piano personale dai giornali vicini al Camagna- e alla Chiesa reggina, con eccessi ingiustificabili nonostante i tempi, gli attirarono l'opposizione del mondo cattolico moderato e del clero cittadino e questo caratterizzò tanta parte della vita politica cittadina. A livello nazionale egli fu vicino politicamente a Giovanni Giolitti e se ciò provocò non pochi malumori negli anni in cui la politica dello statista piemontese suscitava accesi contrasti, oggi che l'iniziativa politica di questo ultimo viene vista e colta nei suoi aspetti di progressivo e graduale riformismo politico e sociale, anche tale vicinanza del Camagna può e deve essere letta in chiave positiva. Amante del giornalismo (fondò e diresse il "Ferruccio", "La Provincia" e "Lo Spartaco") fu un vero trionfatore nelle aule dei tribunali e delle corti d'assise di tutta Italia dove difese migliaia di cittadini. Tra le sue arringhe le cronache registrano quella, definita memorabile, in difesa dei marinai Morena, Gusmano e Gatto, accusati ingiustamente di spionaggio. Una personalità tutta d' un pezzo, da amare o da odiare. E fu infatti amato all'inverosimile e molto odiato. Ma gli stessi avversari ebbero a riconoscere che nonostante i suoi 27 anni di Parlamento e i quaranta anni di attività forense morì povero. A conclusione del suo ultimo discorso elettorale alla Villa Comunale (15 novembre 1919), nel corso del quale la gente aveva gridato "viva l'uomo povero", il Camagna portato in trionfo fino alla sua abitazione,volle riprendere e rimarcare tale concetto di povertà affermando " ora non posseggo altro che tre soli metri di terreno là al camposanto dove riposano i miei genitori. Quella è la mia sola proprietà ; non ho altro se non che l' ingegno ed il vostro affetto". Il canonico Rocco Vilardi, a lui ostile per l'acceso anticlericalismo, ebbe a riconoscere che " con i suoi elettori, poveri artigiani che spesso languivano la fame, egli aveva le mani bucate". Morì il 30 luglio del 1922 suscitando grande rimpianto soprattutto tra le classi sociali popolari e meno abbienti. Nel 1925 (30 agosto) questo stesso popolo, con una sottoscrizione, gli eresse un monumento in bronzo opera di Domenico Pellegrino - che ancora si può ammirare nella Piazzetta Camagna - che reca impresse queste parole "A Biagio Camagna: il Popolo". Nel corso dell'incontro sarà donata al pubblico una speciale cartolina commemorativa.

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