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Associazione Culturale Anassilaos - Reggio Calabria nella novellistica del XVI secolo

Venerdì 22 febbraio alle ore 21:00 presso lo Spazio Cultura dell'Anassilaos di Via Rosselli

 

“Reggio Calabria nella novellistica del XVI secolo/ Dalle Novelle di Matteo Bandello (1485/1561)  e dagli “Ecatommiti” di Giambattista Giraldi Cinzio (1504/1573) è  il tema del prossimo Invito alla Lettura promosso dall’Associazione Culturale Anassilaos, che si terrà venerdì 22 febbraio alle ore 21,00 presso lo Spazio Cultura dell’Anassilaos (Via Rosselli) con letture a cura del Laboratorio di Lettura della Associazione Culturale Anassilaos (Giacomo Marcianò, Pino Papasergio, Daniela Pericone, Antonella Postorino, Caterina Scopelliti). L’incontro, curato da Stefano Iorfida,  si prefigge di approfondire testi letterari, documenti e opere d’arte non realizzati da reggini e che presentino, pur tuttavia, dei riferimenti alla città di Reggio Calabria. In occasione dell’Invito alla lettura saranno dunque prese in considerazione due novelle, la prima di Matteo Bandello (16^ novella del libro III della raccolta), la seconda tratta dagli Ecatommiti di Giovanbattista Giraldi Cinzio,  e si tenterà, per quanto possibile in un’opera di fantasia, di inserire le storie raccontate, nel contesto delle vicende della città di Reggio.  Matteo Bandello (1485 – 1561) è stato tra i più importanti narratori del Cinquecento. Seminarista  presso il convento della Chiesa di Santa Maria delle Grazie a Milano ebbe modo di osservare Leonardo da Vinci intento nella realizzazione dell'Ultima cena sulla parete del refettorio. Dopo aver lavorato come diplomatico al seguito di diversi signori, divenne vescovo di Agen, cittadina francese in cui visse fino alla morte. La sua importanza risiede nella produzione di novelle contenute in tre libri pubblicati nel 1554 ed in una quarta parte pubblicata postuma nel 1573. I racconti  non costituiscono  una struttura unitaria come nel Decameron, ma sono dedicati, singolarmente, tramite lettere dedicatorie, a personaggi dell'epoca. A comprendere l’importanza dello scrittore basta ricordare l'influenza esercitata sull'opera di William Shakespeare che dai racconti di Bandello trasse "Romeo e Giulietta". Nella novella che ci riguarda ( la XVI del libro III), dedicata a Pietro Fregoso, signore di Novi,  si parla di “Bigolino calabrese fa una beffa al Vescovo di Reggio suo padrone per mezzo di cedole false”, un vescovo, dice lo scrittore, “di molte altre rendite assai ricco,ma avaro troppo”. Gianbattista Giraldi Cinzio (1504 – 1573) è stato uno dei protagonisti della letteratura del Cinquecento. Compose nove tragedie, tra le quali  Orbecche, nella quale seguì i canoni della poetica aristotelica scoperta da poco. Fu narratore negli Ecatommiti e autore di un poema epico. La sua attività si svolse prevalentemente a Ferrrara  dove insegnò retorica e nel ducato degli estensi divenne uno dei maggiori esponenti della cultura ferrarese. È considerato un  teorico del teatro nel quale anticipò alcuni elementi che saranno ripresi dal teatro elisabettiano e da quello barocco. Inventò molte storie  alcune delle quali  furono utilizzate da Shakespeare (Otello). Gli Ecatommiti - dal greco ekatòn (cento) muthoi (racconti) - sono una raccolta di novelle che riprende in parte uno schema del Boccaccio. Dopo il sacco di Roma nel 1527, la carestia e la peste inducono una brigata di giovani ad abbandonare la città; durante il viaggio per mare si raccontano delle storie. Gli Ecatommiti, come scrive lo stesso Giraldi Cinzio, “ sono cento avvenimenti narrati da una nobile brigata di uomini e donne in un lor viaggio” e sono divisi in deche, composta ciascuna da dieci racconti che si concludono con una lunga poesia. La novella che ci riguarda apre la IV deca, quella “nella quale si ragiona di coloro che pensando far guadagno con tendere ad altri insidie, giungono a fine degno della loro malvagità”. La vicenda si svolge nella nostra città e così comincia “Era in Reggio Calabria, che da alcuni è detta Risa…” (nome normanno di Reggio) e racconta la storia di un giovane (Afeli) ingiustamente accusato di omicidio da una falsa testimonianza dello zio  (Epiuolo) che vuole ereditare il suo patrimonio una volta che il giovane abbia subito la condanna a morte.

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