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Associazione Culturale Anassilaos - il Gattopardo di Giuseppe Tomasi

Venerdì 14 dicembre alle ore 21:00 presso lo Spazio Cultura di via Rosselli

 

"Bisogna che tutto cambi perché tutto resti com'è", l'affermazione di Tancredi Falconeri, nipote del Principe di Salina, può bene rappresentare uno degli elementi che caratterizzano il gattopardismo d'ogni tempo e la filosofia sottesa a un romanzo, il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa che sarà al centro dell'Incontro "Leggere la notte" promosso dall'Associazione Culturale Anassilaos per venerdì 14 dicembre 2007 alle ore 21:00 presso lo Spazio Cultura di via Rosselli con la lettura dell'Avv. Rosella Crinò, nel centenario della morte dell'Autore, nato a Palermo nel 1896, scrittore complesso, la cui unica opera, appunto il Gattopardo, ha costituito nel nostro Paese uno dei rari, giustificati, casi letterari. A spiegare alcuni aspetti  dell'opera giova innanzi tutto chiarire la nobiltà dell'autore, duca di Palma di Montechiaro e principe di Lampedusa, aristocratico isolato e solitario ma di intense  letture. Nella figura del principe Fabrizio che assiste, quasi con distacco, agli eventi che si aprono con l'arrivo di Garibaldi in Sicilia e che stanno portando al tramonto di una classe sociale, quella dei nobili aristocratici, a favore dell'emergere di una classe borghese rozza e ignorante ma anche capace di trarre profitto dagli eventi e di arricchirsi (pensiamo al Verga di Mastro Don Gesualdo) l'autore ha infatti rappresentato il nonno, nobile e conosciuto astronomo, ma anche, in parte se stesso. L'analisi del Risorgimento, almeno per quanto riguarda la Sicilia, è spietata e pessimistica. Si tratta in fondo -come spiega lo stesso principe- di un padrone che ne sostituisce un altro senza modificare in profondo l'anima stessa dei siciliani capaci, di invasione in invasione, ad adattarsi ma non a cambiare e a confrontarsi. Un giudizio quindi amaro nel quale emergono le ambiguità della stessa rivoluzione garibaldina, intesa dai contadini come rivoluzione sociale e distribuzione delle terre, cui l'eccidio di Bronte, operato dal più fido degli uomini di Garibaldi (Nino Bixio) mette fine (Verga "Libertà"). Non è difficile cogliere nel romanzo anche riferimenti all'attualità, a quella vissuta dall'autore e dalla Sicilia tra fascismo e liberazione, e anche qui il pessimismo esistenziale, privato e pubblico, di Tomasi non viene mai meno. L'opera, iniziata nel 1954 fu ultimata nel 1956. Il rifiuto delle case editrici italiane, alle quali venne inviata, amareggiò lo scrittore, tanto più che nel 1957 gli venne diagnosticato un tumore ai polmoni che lo condusse alla morte  il 23 luglio dello stesso anno. Venne pubblicata postuma nel 1958 grazie all'intervento  di Giorgio Bassani che la fece pubblicare presso la casa editrice Feltrinelli. Aveva così inizio un vero e proprio caso letterario e un dibattito, ancora valido,  sulla sicilianità e sul gattopardismo.

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Associazione Culturale Anassilaos - il Gattopardo di Giuseppe Tomasi