Il
10° anniversario della scomparsa di Fabrizio De Andrè
(11 gennaio 1999) ha avuto una grande eco sui mass media, sia sulla televisione che sui giornali. La figura dellartista, cantante, musicista e poeta, è stata ampiamente analizzata. La notizia poi che il cantautore, diffusa da qualche giorno, era stato per molti anni al centro dellinteresse dei servizi segreti nazionali per suoi presunti rapporti con anarchici e addirittura con le Brigate Rosse, ha fornito poi un ultimo brivido a tale commossa commemorazione.
I giovani dellAssociazione Culturale Anassilaos, in vista della manifestazione dedicata a De Andrè che si terrà venerdì 16 gennaio 2009 alle ore 21:00 presso la Saletta di San Giorgio al Corso, si sono invece posto, al di là di ogni celebrazione, il problema dellattualità del cantautore genovese e cioè se egli ancora sappia parlare al cuore della gente e soprattutto al giovani. E lo hanno fatto discutendo nel corso di un incontro preparatorio alla iniziativa del 16 gennaio, promossa da essi stessi, con Tito Tropea, Presidente Anassilaos Giovani, Giacomo Marcianò, Antonio Cormaci, Giovanni Azzarà e Amanda Tympani.
I dieci anni dalla morte di De Andrè possono infatti costituire loccasione e il pretesto per analizzare un attività artistica cominciata negli anni Sessanta e che ha accompagnato in tutte le sue fasi la storia dItalia, segnandone lindubbio progresso sociale e civile ma evidenziando anche i limiti culturali e storici di questo stesso processo. La musica e i testi di De Andrè sono ancora attuali, parlano ai giovani di oggi? I temi che gli ha affrontato nel corso della sua carriera, i problemi che ha evidenziato attraverso la sua personale forma di espressione sono ancora i problemi della nostra società? Al di là della qualità sia della musica che delle parole, egli può essere riguardato come un punto di riferimento? La risposta è stata positiva. Più di tutti, hanno considerato i ragazzi dellAnassilaos, egli ha dato voce in maniera colta ma ad un tempo popolare dove per popolare si intende una vicinanza dellartista ai sentimenti, alle esigenze, e agli interessi della gente ad un Paese che si scopriva adulto, che voleva parlare di pace e guerra, di religione, di politica, di tutti i problemi concreti che il paese reale si trovava ad affrontare e che talora venivano ignorati o nascosti. Ma ancora adesso, nelle sue canzoni i giovani del sodalizio reggino, generazione anni 80 e 90, trovano unanalisi spietata della condizione civile economica e sociale dellItalia non priva però di speranza nel futuro, purchè i giovani sappiano, riescano e soprattutto vogliano riprendersi il bandolo dello sviluppo del Paese.